L’Arcadia in Brenta, libretto, Presburgo, Landerer, 1759

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardino.
 
 LAURETTA, ROSANA, conte BELLEZZA, poi FABRIZIO e FORESTO
 
 CORO
 
220   Che amabile contento
 fra questi ameni fiori
 goder il bel contento
 degl'augielin canori.
 
  A DUE
 
 Che bel udir quest'aure,
225quel onde a mormorar.
 
 FABRIZIO
 
    Che bella compagnia,
 fa proprio innamorar.
 
 Signor conte Bellezza io mi consolo.
 FORESTO
 Ancor io ma di core.
 FABRIZIO
230Il principe lei è
 per tutto questo dì d'Arcadia nostra.
 Dalla venuta vostra
 perché i meriti vostri a noi son notti
 dichiarato v'abbiamo a pieni votti.
 CONTE
235Grazie vi rendo della scielta fatta,
 cercherò dar piacere alla brigatta.
 Or via, signor Fabrizio,
 per bene incominciare
 voi dovete ciascuna regalare.
 FABRIZIO
240(Oh questo è un bel imbroglio).
 LAURETTA
 Generoso è Fabrizio.
 ROSANA
                                         E di buon core.
 FORESTO
 E saprà con le ninfe farsi onore.
 FABRIZIO
 A Lauretta, perché dee farsi la sposa,
 questa baga vuo' darli assai graziosa.
 LAURETTA
245Il regalo è grazioso e molto bello,
 brilla come che a voi brilla il cervello.
 FABRIZIO
 Regalar a Rosana ancor io voglio
 perché m'ami di core il mio orologlio.
 ROSANA
 Il donno acceto e al donatore io dico
250che già di lui non me ne importa un fico.
 FABRIZIO
 
    Corpo del diavolo
 parmi un po' troppo.
 Che, sono un cavolo?
 Son gentilomo
255del mio paese,
 io fo le spese,
 io son padrone.
 Che impertinenza,
 che prepotenza,
260come? Che dite?
 Ah? Che dite?
 Che, padron mio,
 basta così.
 
 SCENA II
 
 LAURETTA, CONTE, FORESTO e ROSANA
 
 FORESTO
 Troppo austere voi foste
265con il nostro Fabrizio.
 LAURETTA
                                          Io vi assicuro
 che mai ho riso tanto in vita mia.
 ROSANA
 E me divertì assai la sua pazzia.
 CONTE
 Potevate scherzar
 con meglio discrizione
270senza di quel buon uomo far baldone.
 LAURETTA
 Ora me ne dispiace, non vorrei
 guastato aver in oggi il nostro spasso.
 ROSANA
 Molto m'attristerebbe
 che restasse di me pocco contento.
 CONTE
275Andrò, se permettete,
 per tosto ritornare.
 A DUE
 Ove volete andare?
 CONTE
 Vo' con l'esorbitante grazia
 a snodare la lingua mia loquace
280e son certo con questa
 di placare lo sdegno
 del nostro buon Fabrizio.
 A DUE
 Andate che ci fate servizio.
 CONTE
 Vado dunque e ritorno
285nunzio di lieto aviso
 per vagheggiar, mie belle, il vostro viso.
 
    Dolce amor, bell'idol mio
 non mi dir, non dirmi ingrato,
 infelice, sventurato
290abbastanza il ciel mi fa.
 
 LAURETTA
 Fabrizio se ne andò tutto arrabiato,
 il conte ito è a placarlo,
 Rosana se ne va col suo Foresto
 ed io resterò sola.
295Lei di cavalleria non sa la scola.
 FORESTO
 Siate buona, taccette,
 servirò tutte due se mi volete.
 ROSANA
 Così, così andrà bene.
 FORESTO
 Porgietemi la man.
 ROSANA
                                      Andate addaggio.
 LAURETTA
300Oh caminate presto.
 ROSANA
                                        Andate piano.
 Di già voi mi stropiate.
 LAURETTA
 Con questo andar sì pian voi m'amazzate.
 FORESTO
 Via, madama, un tantinin più presto.
 E voi, cara Lauretta,
305un tantinin più piano.
 LAURETTA
 Più piano di così mi vien la morte.
 ROSANA
 Vi dico che non posso andar sì forte.
 FORESTO
 
    Questa forte e quella piano,
 una tirra e l'altra molla,
310non so più cosa mi far.
 Via, porggietemi la mano,
 anderò come potrò.
 
    Forti forti, saldi saldi,
 non so più cosa mi far.
 
 SCENA III
 
 LAURETTA e ROSANA
 
 ROSANA
315Che faciamo noi qui così solete?
 LAURETTA
 Andar a far la pace
 con Fabrizio potete,
 vi seguirò ancor io.
 ROSANA
 Converrà questo fare
320se vogliam questa sera
 allegramente stare.
 Io vado intanto, addio.
 
    Semplicetta tortorella
 che non vede il suo periglio
325per fuggir dal crudo artiglio
 vola in grembo al cacciator.
 
    Voglio anch'io fuggir la pena
 d'un amor finor tacciuto
 ma m'espongo ad un rifiuto,
330all'oltraggio ed al rossor.
 
 SCENA IV
 
 LAURETTA e FABRICCIO
 
 LAURETTA
 Ecco sen vien Fabriccio.
 Voglio provar se meco è più sdegnato.
 Serva, signor Fabriccio.
 FABRIZIO
 Il signore Fabriccio
335con la signora Laura egli è arrabiato.
 LAURETTA
 Voi siete di Lauretta il suo pastore.
 FABRIZIO
 Se tale poi non fossi
 come mi trattareste?
 LAURETTA
 Dunque con me arrabiato
340sempre restar voreste?
 Se siete il mio pastor siate più bono.
 Via, caro il mio Fabriccio.
 FABRIZIO
 Più sdegnato non sono,
 Lauretina mia cara,
345e per segno di pace
 eccovi una capara.
 LAURETTA
 La mano anch'io vi stringo
 in pegno del mio amore.
 FABRIZIO
 Viva il buon gusto.
 LAURETTA
                                     E viva il mio pastore.
 FABRIZIO
 
350   Non è ver, non son crudele,
 tenerino è questo core.
 
 LAURETTA
 
 Se tu avessi il cor fedele
 non saresti traditore.
 
 FABRIZIO
 
 Tu sei quella Laura bella
355che mi fai provare amore.
 
 LAURETTA
 
 Tu sei quello viso bello
 che mi fai provar amore.
 
 FABRIZIO, LAURETTA A DUE
 
    Mio tesoro ahi ch'io moro
 se non hai di me pietà.
 
 LAURETTA
 
360   Quell'ochietto dice sì.
 
 FABRIZIO
 
 Quel labretto dice no.
 
 LAURETTA
 
 Vuoi amarmi? Dice sì.
 
 FABRIZIO
 
 Sei sdegnata? Dice no.
 
 LAURETTA
 
 Vuoi lasciarmi? Dice no.
 
 FABRIZIO
 
365Sei placata? Dice sì.
 
 FABRIZIO, LAURETTA A DUE
 
    Quel visetto mi consola
 e una dolce sua parola
 rasserena il mio dolore,
 fa il mio core giubilar.
 
 SCENA V
 
 FABRICCIO, poi FORESTO
 
 FORESTO
370Di voi per l'appunto cercavo.
 FABRIZIO
 Cosa da me volete?
 FORESTO
 Ascoltatemi ben signor Fabriccio,
 il conte ha commandato
 di fare questa sera una commedia.
375Rosana prima donna,
 Laureta fa la serva,
 il conte innamorato,
 io fo da genitore
 e voi dovete far da servitore.
 FABRIZIO
380Da servitore?
 FORESTO
                            Sì, da servitore.
 FABRIZIO
 Ma io non saprò fare,
 mi dovete insegnare.
 FORESTO
 Non dubitate, vi daremo lezione,
 basta che seguitiate la finzione.
 
385   La mattina in cuccina a buonora
 chi gira di qua, chi gira di là,
 sgridan tutti di dentro e di fuora:
 «Chiocolata portate, portate cafè,
 portatemi un brodo, portatemi un tè».
390E si trattan con gran nobiltà
 e intanto lo sciocco in malora sen va.
 
    Tutti mangiano, tutti bevono,
 tutti vogliono, chiedon tutti
 e non sanno che a denti asciutti
395presto presto si resterà.
 
 CINTIO
 Sentimi Pulcinella.
 PULCINELLA
                                      Eccome cà.
 CINTIO
 Batti tu a quella porta.
 PULCINELLA
 A quale porta?
 CINTIO
                              A quella.
 PULCINELLA
 A chissa... Io non la viedo.
 CINTIO
400Finger dei che vi sia,
 in un quadro si batte o in una sedia
 come i comici fanno alla commedia.
 PULCINELLA
 Aggio caputo. Ma famme na grazia,
 perché da tozzolare aggio alla porta?
 CINTIO
405Perché della mia bella
 voglio godere il ragio.
 PULCINELLA
                                          Ma se qualcuno,
 quanno ho batuto io, batesse a me?
 CINTIO
 Fallo, non dubitar, io son per te.
 PULCINELLA
 Oh de casa.
 COLOMBINA
                        Chi batte?
 PULCINELLA
                                              Songo io.
 COLOMBINA
410Serva sua, padron mio.
 CINTIO
                                             Chi siete voi,
 quella giovine bella?
 COLOMBINA
 Io sono Colombina Menarella.
 CINTIO
 Di Diana cameriera?
 COLOMBINA
 Per servir vusustrissima.
 CINTIO
415Deh fatemi il piacere,
 chiamatela di grazia.
 COLOMBINA
                                         Ora la servo.
 PULCINELLA
 Sienteme pecciarella,
 vienece ancora tu
 ch'a si deverteriemo fra di nuie.
 COLOMBINA
420Sì sì questa è l'usanza,
 se il padron con la padrona
 insiem fanno l'amore,
 fa l'amor con la serva il servitore.
 
    Il padron con la padrona
425fan l'amor con nobilità.
 Noi andiamo giù alla moda
 senza tanta civiltà.
 
    Dicon quelli: «Idolo mio,
 penno, moro, smanio anch'io».
430Noi diciam senz'altre pene:
 «Mi vuoi ben, ti voglio bene»
 e facciamo presto presto
 tutto quel che s'ha da far.
 
 CINTIO
 Ecco della mia bella
435il sol che m'innamora.
 PULCINELLA
 Con essa viene Menarella ancora.
 CINTIO
 Adorato mio nume,
 mia stella rillucente,
 eccovi a piè prostrato
440l'idolatrante ed il più fido amante.
 PULCINELLA
 Dolce mia Menarella me siento
 liquefar per te la coratella.
 COLOMBINA
 Caro Pulicinella
 per te tutta sarà la Menarella.
 DIANA
445Mio tesoro, mia vita,
 Cintio, mio solo amore,
 tutta vostra son io, siete il mio core.
 CINTIO
 
    Vezzosetta mia diletta.
 
 PULCINELLA
 
 Menarella mia caretta.
 
 DIANA
 
450Cintio caro, Cintio mio.
 
 COLOMBINA
 
 Pulcinella bello mio.
 
 A DUE
 
 Che contento, che dilleto.
 
 TUTTI QUATTRO
 
 Vien mio bene a questo petto
 ch'io ti voglio un po' abbraciar.
 
 PANTALONE
 
455   Olla olla, cosa feu?
 Abbrazai? Cagadonai,
 via caveve via de qua.
 
 DIANA
 
    Io m'inchino al genitore.
 
 COLOMBINA
 
 Serva sua signor padrone.
 
 CINTIO
 
460Riverisco mio signore.
 
 PULCINELLA
 
 Te son schiavo, Pantalone.
 
 PANTALONE
 
 El ziradonarve a torno,
 tutti andeve a far squartar.
 
 CINTIO
 
    Vuol ch'io vada.
 
 PANTALONE
 
                                   Mi ve mando.
 
 PULCINELLA
 
465Vado anch'io.
 
 PANTALONE
 
                            Mi v'ho mandao.
 
 CINTIO
 
 Anderò con la mia bella.
 
 PULCINELLA
 
 Anderò con Menarella.
 
 A DUE
 
 Io contenta venirò.
 
 PANTALONE
 
 Via, tolé sto canelao.
470Con le putte? O questo no.
 
 DIANA
 
    Signor padre per pietà.
 
 COLOMBINA
 
 Signor padron, per carità.
 
 CINTIO
 
 Deh vi supplico ancor io.
 
 PULCINELLA
 
 Pantalon, padrone mio.
 
 PANTALONE
 
475Duro star non posso più,
 via mattazzi levé su.
 
 TUTTI QUATTRO
 
    Io vi prego.
 
 PANTALONE
 
                           Zitto zitto là.
 
 TUTTI QUATTRO
 
 Vi scongiuro.
 
 PANTALONE
 
 Zitto, zitto vegnì qua.
 
480   Cari fioi deve la man,
 alla fin son venezian,
 m'avé mosso a compassion.
 
 TUTTI
 
 Viva viva Pantalon.
 
    Viva viva quel diletto,
485viva viva il dolce affetto
 che produce un vero amor,
 che consola il nostro cor.
 
 Fine